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Pagina:Albertazzi - Vecchie storie d'amore, 1895.djvu/110

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96 agnesina.

vederla traesse sempre esca nuova alla fiamma e nuova ferita alla piaga, pregarono un amico, a lui caro e fedele, di condurlo a un suo luogo vicino a Firenze. Colà Rinaldo mostrò di acquetarsi il giorno nelle caccie e nei diporti, ma la notte inforcava di nascosto il cavallo e per accostarsi al suo tormento vagava intorno la città. Ne scorgeva una porta aperta? Egli v’entrava ansioso e angoscioso a cercarvi la nota casa.

Avvenne frattanto che l’Agnesina si crucciò con la madre, la quale, scoperti i segni e le risposte di lei a Guglielmo e temendone, la teneva rinchiusa, e tanto s’infastidí del rigore materno che per mezzo della fantesca avvertí l’amante di voler fuggire con lui. E la fantesca aggiunse: — A notte fatta voi verrete a cavallo; ella sarà pronta su l’uscio e si getterà in groppa: è leggera e sa ben cavalcare.

Guglielmo rispose che di ciò era lieto; e su ’l far della notte due suoi amici andarono per lui alla porta della città affinché non la serrassero e affinché, se bisognasse, potessero dargli aiuto e accompagnarlo con i loro cavalli nella fuga; ed