l’uno disse: — Berlinghieri non ferirà un cavaliere
che dorme — , e l’altro, anche piú cortese, disse:
— Noi non consentiremo mai che tu faccia paura
a una fanciulla che giace cosí tranquilla — . E l’uno
e l’altro fermarono per le briglie i loro cavalli
ad un tronco; poi, come quelli che non provavano
angoscia di gelosia e si sentivano tutti rotti per
la corsa sfrenata, coricatisi su l’erba fresca a riposare,
dopo poco, tant’alta era la quiete del luogo,
s’addormentarono. Ma Guglielmo, legato egli pure
il cavallo a un abete, si sedé con piú desiderio di
vendicarsi che di dormire, e guardava la bella giovane
dormire cosí, e avrebbe voluto ricuperarla. Se
non che nessuno sa convincersi del proprio danno,
ed egli voleva anche convincersi dell’innocenza
di lei: forse ella aveva respinto l’amante con promesse
mendaci, e nella speranza di chi la liberasse
era stata presa dal sonno. E allora perché dormiva
Rinaldo e dormiva con faccia gioiosa? No: la
colpa della fanciulla pareva manifesta; ma essa era
una povera fanciulla e degna di scusa. Degno invece
di un’acerba vendetta era Rinaldo Imberali;
e quale migliore vendetta dell’aspettare che l’Agne-