Pagina:Albertazzi - Vecchie storie d'amore, 1895.djvu/177

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d'un gentiluomo veneziano. 163


veduto che io ho consentito alle vostre voglie; cosa ch’io non volsi già mai concedere ad altri.... Voi potreste rispondermi che non mi pregaste ad amarvi e che voi, mosso dai miei lamenti, per non mi dispiacere avete voluto compiacermi e che non amore o qualità vostre m’indussero ad amarvi con tanto affetto, ma solo un istinto naturale di femminil cuore, che solo appetisce ciò che le vien conteso, mi sforzò a questa servitú.... Io vi replico che m’abbandonai ad amarvi vinta da certe qualità che mi pareva di scorger in voi....„ E finiva: — “Mentre avrò vita vi averò nel mio pensiero....„


Allora, solo allora il Pasqualigo sentì tutta la depravazione di madonna Vittoria e l’abiezione sua e gli parve di capire tutta la falsità di lei che, come aveva mentito con lui prima e con l’altro dopo, adesso mentiva di nuovo seco: non rifletté che s’ella era cosí corrotta la prima colpa ricadeva in lui; non ricordò che per amor suo madonna aveva pianto, e con un pretesto spezzò l’ignobile legame. La disse Messalina e Pasife e agli oltraggi