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178 la dama fallace.


Allora egli si lamentò di lei: egli soffriva da troppo tempo, egli soffriva di quell’amore che gli pareva tenebroso ed aspro quasi un delitto o una condanna; e da lei non aveva conforto se non di poche parole vane; non aveva speranza e confidenza alcuna. — Desiderate che io soffra. E avete detto che mi amate!

— Io vi amo — ripeté essa; e ai lamenti contrappose gli aforismi appresi nei romanzi. — Non è amante degno chi non rinunci la propria volontà a quella dell’amata; né v’ha amore buono che non sia combattuto dalla sorte; né è passione nobile e pietosa in chi non sia pronto ad ogni sacrificio, al sacrificio della vita stessa.

Il rimprovero offese don Alfonso. Esclamò: — La mia vita non è vostra? Ogni mio pensiero, da quando vi ho veduta, ogni mio desiderio non è in voi? Non vorrei io liberarvi ad ogni costo della tirannia che v’affligge? Un cerchio di ferro vi stringe e vi soffoca: vorrei spezzarlo, e v’avvolgete nel mistero e mi fuggite; vorrei consolarvi o dividere nel vostro segreto i vostri affanni, e mi fuggite! Che amore è il vostro?