Pagina:Albertazzi - Vecchie storie d'amore, 1895.djvu/28

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14 il valletto ostinato.


focolòla fantasia; gli fece parere eroica la deliberazione presa. Né si levò da letto; e quando furono a cercarlo disse: — Ho un gran peso qua — e segnava lo stomaco —; non posso piú mangiare.

Il giorno dopo madonna chiese del valletto. — Non ingola nulla — risposero; né egli cedette ad alcuna preghiera o ammonizione. E il terzo dí una serva gli portò una tazza di latte appena munto, spumante, che faceva voglia, e un’altra un ovo ancora caldo, ma egli chiudeva gli occhi e rifiutava; e anche, tardi, il maggiordomo fu a trovarlo e gli porse, dondolandolo per il gambo, un grappolo d’uva primiticcia con acini neri e grossi, vellutati da una bianca nebbiolina, tra altri ancora rossi ed in agresto. Egli lo divorò un momento con gli occhi, resistette e lo respinse.

Allora il maggiordomo venne dove madonna Ginevra, che quel giorno non cantava, ricuciva un vecchio saio, e mentre egli ordinava alcune cose per la stanza, quasi fra sé, disse:

— Tornerà il sire; ma non staremo allegri.

— Perché? — chiese con simulata indifferenza la padrona.