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68 i libri della famiglia

vizii, vorrei vedere e’ padri con ogni modestia biasimarli, monstrando condolersi de’ loro errati come di proprii figliuoli, e non come inimico vituperarli, o con parole acerbissime perseguitarli, però che chi si sente svilire indurisce con sdegno e odio, o vero sé stessi abandona, disfidasi e casca in una servitù d’animo ove più non cura onestarsi; e così, se ne’ figliuoli sono virtù, bellamente lodarli, però che pelle troppe lode spesso si diventa superbo e contumace. E posso arbitrare che a niuno padre non inerte e supino doverà questa parere ambigua o incerta ragione a rendere il suo figliuolo emendatissimo, ove con simili facilissimi e ottimi modi subito purgherà ogni minimo vizio quale scorgerà ne’ figliuoli insurgere, apresso e instituiralli di buone lode e di molti ornamenti d’animo e di virtù.

Adovardo. Non ti niego, Lionardo, ch’e’ padri quanto tu vorresti diligentissimi potranno in gran parte giovare a’ costumi de’ suoi, e con suo cura e studio potranno emendarli e farli migliori. Ma non so come uno infinito amore vela e offusca gli occhi de’ padri, per modo che rari veggono ne’ figliuoli e’ vizii se non poi che sono ben scoperti e ampli. Ivi pensa tu quanto sia difficile sbarbicare uno già per uso confirmato vizio. E anche pure in quegli che sono modesti e ben costumati figliuoli, pare ch’e’ padri non sappiano in tutto da che si principiare per condurli ove e’ desiderano lode e fama.

Lionardo. E chi non sa la prima cosa ne’ fanciugli utile debbono essere le lettere? Ed è in tanto la prima, che per gentiluomo che sia, sanza lettere sarà mai se non rustico riputato. E vorrei io vedere e’ giovani nobili più spesso col libro in mano che collo sparviere. Né mai mi piacque quella commune usanza d’alcuni, e’ quali dicono assai basta sapere iscrivere il nome tuo, e sapere asommare quanto a te resti di ritrarre. Più m’agrada l’antica usanza di casa nostra. Tutti e’ nostri Alberti quasi sono stati molto litterati. Messer Benedetto fu in filosofia naturale e matematice riputato, quanto era, eruditissimo; messer Niccolaio diede grandissima opera