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108 profugiorum ab ærumna

gli altri modi e varietà de’ canti reiterati fastidiano: solo questo cantare religioso mai meno ti diletta. Quanto fu ingegno in quel Timoteo musico, inventore di tanta cosa! Non so quello s’intervenga agli altri; questo affermo io di me, che e’ possono in me questi canti e inni della chiesa quello a che fine e’ dicono che furono trovati: troppo m’acquetano da ogni altra perturbazione d’animo, e commuovonmi a certa non so quale io la chiami lentezza d’animo piena di riverenza verso di Dio. E qual cuore sì bravo si truova che non mansueti sé stessi quando e’ sente su bello ascendere e poi descendere quelle intere e vere voci con tanta tenerezza e flessitudine? Affermovi questo, che mai sento in que’ misteri e cerimonie funerali invocare da Dio con que’ versiculi greci aiuto alle nostre miserie umane ch’io non lacrimi. E fra me talora mi maraviglio, e penso quanta forza portino seco quelle a intenerirci. E quinci avviene ch’io credo quello che si dice ch’e’ musici potessero essortare Alessandro Macedone ad arme cantando, e rivocarlo in cena. Ma fec’io bene? Io ruppi forse e’ vostri ragionamenti, Niccola, e distesimi in cose non accommodate.

Queste sino a qui furono parole d’Agnolo. Adunque Niccola gli rispuose, e disse: - E’ nostri ragionamenti non erano tali che questi vostri non siano accommodatissimi. E se io bene scorgo l’animo qui di Battista, niuna cosa gli può venire tanto grata e accetta quanto udirvi e ragionare e disputare di cose dotte e degne. E affermovi questo, lui vi porta riverenza, e àmavi quanto merita la virtù e l’autorità vostra. E riferiscovi quel ch’io intesi spesso da lui, che due soli uomini gli paiono ornamento della patria nostra, padri del senato e veri moderatori della Repubblica: l’uno si è Giannozzo degli Alberti suo, uomo tale per certo quale e’ lo espresse in quel suo terzo libro De Familia, buono uomo e umanissimo vecchio; l’altro siete voi, quale e’ compari a Giannozzo in ogni lode. Voi d’età maggiori in senato, d’autorità primi, d’integrità soli. Se a Giannozzo fusse molta cognizione di lettere, direi: qual due uomini altrove si troverebbono o sì compiuti d’ogni pregio, o sì insieme simili in ogni laude? Voglio inferire che a Battista, qual sempre v’appella padre, e védevi e odevi