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172 profugiorum ab ærumna


Non mi estendo in raccontarti le calamità sue. Felice lui, se di tutta quella summa qual dicea Socrate, non più a lui fusse stata imposta dalla fortuna sua che solo la parte sua.

Appresso..... era una consuetudine che gl’infermi giaceano fuori a’ vestibuli e intrate del tempio. Chi entrava a salutare Iddio, vedea e udia ogni progresso di quella infermità, e dicea: questo medesimo intervenne al tale, e intervenne a me: fecivi quello e quell’altro rimedio, e sanificammo. Contrario uso mi pare el nostro ch’e’ medici, onde impariamo sanificarci, stanno a’ vestiboli de’ tempî nostri. Quanto mi sollievano, Niccola, questi afflitti e lassi dalla sua fortuna e morbo, quali tu vedi nudi, sauciati, in età stracca, imbecillissimi, sedere e giacere su dove tu poni e’ piedi, e pregarti limosina e pietà. Indi, Battista, indi prenderemo ottimi e salutiferi rimedi. Colui povero e priegami; io ricco, e dono: colui ogni suo membro nudo; io persino alle mani e molta parte del viso (membra da volerle espeditissime) tengo vestite e obinvolute: colui scabbioso, leproso, immundissimo, tutto carco di malattie e lutoso di fetido e virulento umore; io nitido splendido e tutto vezzi. Di tanta oscenità e fedità toccherebbe parte a me, se ogni cosa si distribuisse per sorte; e non si distribuendo, io pur sono lungi molto più felice che costui. O costui è poltrone, gaglioffo, e piacegli essere non altri che e’ si sia omo; e pure è di quel medesimo luto che tu. E tanto più debba moverti a pietà, e insieme tanto più debba muoverti a riconoscere la tua sorte e la sua calamità, quanto in lui sono e membra e mente men sane che in te. E appresso dimmi: quello antiquo Mecenas nobilissimo, editus atavis regibus, quello amico e nutritore di tutti e’ buoni studiosi, quanto ti parse egli per tanta sua nobiltà degno della sua assidua molestia? Costui molta sua età sostenne in sé perpetua febbre, sanza dormire solo uno minimo momento d’ora. Troppo sarebbe cosa troppa divina non esser gaglioffo, se solo quella generazione di uomini soffrissero gli ultimi mali.

Ma non mi stendo, già che in recitare le miserie dei mortali mancherebbe el dì. Tanto dico che non solo riconoscerci uomini e pensare alle sorte e condizioni umane, come ieri dicemmo, fanno escludere le maninconie, ma e ancora giovano a espurgare le già