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174 profugiorum ab ærumna

cerai in solitudine e in umbra, marcendo te stessi? Sollievati adunque omai, e aita te stessi, e adattati a vincere, e vincerai per tua virtù quando vorrai, e aiteratti a vincere chi tu meno credi. Questa tua fortuna avversa t’insegnerà essere paziente; la pazienza confermerà la virilità, e colla virilità si vince, e vincendo in ogni milizia si diventa fortissimo e insuperabile.

La fortuna per sé, non dubitare, sempre fu e sempre sarà imbecillissima e debolissima a chi se gli opponga. Ma tu, non aggiugnere a’ reflui e ritrosi della fortuna e’ sinistri impeti di te stessi. Pure intraversandoti contro a te e contro all’ozio tuo, e contro a ogni dovuta quiete dell’animo tuo, fuggi combattere contro a te, e resta ferire assiduo ivi dove tu ti senti più debile e men provisto e armato. Fuggi in ogni tuo ragionamento, quale tu hai fra te, ogni parola in condolerti e ogni gesto e ogni gratificazione a te stessi, quale tu, presente gli amici e inimici tuoi, altrove non useresti. E come in mare l’ancora, così in ogni estuazione tua d’animo e mente fondavi e affermati con integra ragione e virilità. E a questo molto insieme a te gioverà consolar te stessi con qualche lieta memoria delle cose passate o qualche grata espettazione delle cose che siano per avenire, contraponendo a’ mali tuoi ogni tuo bene e lode quale a te sia o dalle tue fortune addutto o alle membra tue aggiunto o imposto nel tuo ingegno. E gioveratti far come Eneas, quale ne’ duri suoi casi ed errori: fatis (inquit) fata rependo meis. A tanti espettati beni, non ingiuria, si debbono queste e maggior fatiche. Quanti meno sono che potessero soffrire coll’animo non rotto ed equabile queste durezze, tanta sarà lode maggiore la mia bene averle sofferte. E quanto bello assettò Virgilio, ottimo poeta, in più luoghi questa ragione di consolarsi afflitto e mestissimo. Sono versi qui di Battista in suoi poemi toscani in quali imitò Virgilio:

Grave più cose già soffrimmo altrove,
e darà el tempo a queste ancor suo fine.

Ed Eneas presso a Virgilio:

Forsitan (inquit) et haec olim meminisse juvabit.