Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/197

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libro primo 191

e di cose minime, e tali che per satisfarsi non accade troppo richiederne altri che te stessi. Restaci che per adempiere le cupidità e voluttà diventiamo servili, ove ci sarebbe più facile e pronto qui spegnere in noi quello che ci sollecita che ivi ossecundarli altronde. E queste ricchezze tanto desiderate, se bene vi porrete mente, sono per sua condizione né tutte nostre né sempre nostre, anzi in minima parte nostre. Molte ne scemano le perturbazioni de’ tempi: molte ne rapiscano e’ pessimi omini. Quello che se ne adoperi in tutta la vita in tua utilità e necessità sarà pur poco, se già tu non imponessi a te stessi quella servitù in quale alcuni inettissimi si gloriano d’avere a pascere molti oziosi o scorridori e ministri delle loro voluttà e insolenza sua. Del resto, s’tu le tieni inchiuse, elle a te sono come alienate e rebuttate dal fine e condizione loro. Né saranno da reputarle tue, se tu l’arai dedicate ad altrui uso che al tuo nolle adoperando. D’altra parte, se tu ne fai quello si conviene, elle sono al tutto più d’altri che tue. A te solo ne resta qualche istoria della tua liberalità, forse non creduta da molti. E le più volte resulta più invidia e odio verso chi dona da chi non assegue quanto e’ chiedea, che grata memoria in altrui pel dono e beneficio ricevuto da lui. Agiugni che a molti le ricchezze spesso importorono calamità ed eccidio miserabile. Ma invero, e che male è questo insito e innato nelle ricchezze? Ciascuno, per vilissimo che sia, ti si porge severissimo censore e immoderato moderatore della vita e costumi tuoi. Questo vorrebbe largissi, effundessi, alienassi da te dove e come pare a lui. Quest’altro si move con altra opinione: tutti a biasimare ciò che tu spendi e non spendi. Parvi, giovani, ch’io dica il vero? Rispondete.

Paulo. Risponderò io per loro. Sì, pare. Non però recuserei per questo qualunque occasione onesta mi rendesse ben pecunioso. Ma qui questi giovani, come vedi l’aria loro, nati e magnificenza e a signorile amplitudine, s’io scorgo bene dove essi stendono con l’animo, vorrebbono per sé ciascuno essere un grande e ricco principe. Diss’io il vero? Ma che domandiamo noi? Eccoti, ponvi mente... tutti, non dico più, solo per queste parole si rallegrano.