Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/213

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libro primo 207

poca stima di me?». E che farai adunque? Se qualche mal costumato rispose, come egli usa rispondere agli altri, parole condegne a sé, tu replicherai a lui parole non degne a te, e spesso più da biasimar le tue che le sue. Chi ripreende un maldetto con un altro maldetto, repreende sé stessi. Le parole d’un savio simili alle gemme, qual ben consigliato le commutasse contro un gran cumulo di sassi lutosi? Dovrei io ringraziare costui quale mi porge materia di assuefarmi e adoperarmi in essere e parere modesto e grave. Niuna cosa spegne l’ira in te e in chi ti sia infesto, quanto el tacer tuo. Come al foco il vento, così le iterate risposte sono incitamento dell’ira. Qualunque cosa farà e dirà, sia chi vuole, perché ti dolga, quando in te quel che vorrebbe non seguirà, in lui ritornerà il dolore duplicato, e sarà bello usurpare a te questa gloria d’essere il primo quale o con dolce risposta o tacendo spense la contenzione. Usufrutta questo gaudio in te: dilettiti averlo superato di modestia, e così vincendo spesso diventeremo insuperabili.

E gioveracci in le cose minori assuefarci per meglio potere poi moderarci in le più gravi. Tornasti a casa, truovi la donna rissosa; vincila de umanità, revocala con facilità. Compensa in te il frutto che tu aspetti da lei, che ella ti facci padre. El resto atribuiscilo alla natura loro. Chi fuga da sé e’ movimenti dell’ira sua, in molta parte attuta quella dell’avversario. Vedi e’ servi negligenti: perderono, guastorono. Stimali quello che e’ sono. Tu non comperasti il servo per avere un filosofo. E simile i famigli, se non fussero omini inerti e gulosi, non patirebbono essere servili. Cura che non pecchino per l’avenire, più che renderli gastigati per quello che fu fatto. La punizione non restituisce quel che manca. E per emendarli che faccino l’officio loro, sarà utile non meno mostrarli con umanità la ragione e modo onde e’ non pecchi più, che castigarli con severità. E dobbiamo ricordarci che a noi e’ servi sono non però da nulla stimarli. L’opera loro lieva a noi molte fatiche. Dove i servi non fussero, faremmo noi molte cose tediose e ingrate. Pertanto ben disse colui: «e’ servi sono a noi umili amici». E con questi domestici sarà bello essercitarci contro alla infestazione dell’ira, però che la contenzione tua verso di loro non è per lo onore, né per alcuna invidia. Sono impotenti e infimi,