Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/317

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uxoria 311

avea la patria mia sapientissima donato in premio della virtù a solo uno cittadino, io il simile dovessi commendarlo e a solo uno, e a chi ne fussi più degno.


4.     «Se acuserete mio instituto, ancora accuserete el mio troppo verso di voi amore, il quale tanto in me vale che mentre ch’io penso a un qualvuoi di voi, quello allora pare a me molto sopra tutti e’ mortali prudentissimo e attissimo, né posso me stesso certificare tanto, e ciascuno di voi prepongo a tutti, e niuno pospongo agli altri. Voi tra voi insieme con vostra usata modestia el disaminerete. Adunque chi sé darà primo virtuoso, siali a felicità e ottima quiete ed eterna pace, pigli a sé questa corona, questa vesta e questi ornamenti con animo e instituto di non recusare fatica o pericolo alcuno per farsi degno di tanto ornamento e meritarli».


5.     Qui e’ figliuoli, mossi e dalla maestà del padre e dalle parole gravissime tanto piene di degnità, e non meno da’ proposti regi e quasi divini ornamenti, e ancora dalla pietà e carità del padre, il quale e’ così vedeano, benché propinquo a morte, nulla remettere suo cura verso e’ cari figliuoli, somirando l’uno l’altro collacrimarono e alquanto tacerono. Ultimo el maggiore disse: «Sia alla famiglia nostra ogni tuo essemplo, padre, e ogni tua gloria perpetuo ornamento e felice memoria delle tue virtù, quanto ci sforzeremo con ogni opera e studio esserti non dissimili. E così tu, spera, sarai presso di noi più e più anni, e vederai noi, i quali sino a testé sempre ti fummo ossequentissimi, conscendere in grado onorato, quale per tuo suffragio e per benignità delli dii, che vorranno tu prenda frutto della diligenza avesti in renderci