Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/325

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uxoria 319

esplicare miei nell’animo mio involuti pensieri, e meco dicea: in che onesto modo poss’io monstrarli ch’e’ suoi costumi a me dispiacciono? S’io solo a lei biasimo suoi detti o fatti, subito eccito in casa intollerabile rissa: ella irritata e meco arderà di sdegno e con tutti furierà d’ira e contumacia, maladirà el dì ch’ella entrò sotto questi tetti, dove ella viva non col marito ma stenti servendo a chi dolga ogni suo onesto sollazzo. Né dolendomi co’ suoi sarà se non disutile impresa; a’ quali s’io porto cosa incerta, parte a lei e alla madre, le quali istrutte e viziate per scusarse accuseranno me essere geloso, più crederanno che a me; parte, dolendoli sua infamia, mosterranno nulla credere, e risponderanno onteggiosi mai altri che solo me essere stato chi in la loro famiglia inseminasse brutto nome, essere stati sempre liberi e vacui ciascuno de’ loro padri da tanta infamia delle cose loro.


10.     «E se io pur persevero mostrandomi alienato da lei, ella per inimicarmi ostinata di dì in dì a me accrescerà nuovi sospetti, e goderà vedermi affannato. E quando io ben l’avessi giunta impudica, che poi riferiscalo io a’ suoi, diranno me essere né primo né solo a cui sieno caduti tali casi; affermeranno che di questa femminile inconstanza e lascivia nulla quasi vi si truova surgere