Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/329

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uxoria 323

stissimo, quando per altri cagioni mosso e per quanto la prova dimostrò, potrà vederlo pieno d’utilità, onesto e vacuo d’ogni molestia. Seguinne ch’e’ suoi per buona relazione della donna me tanto amorono che nulla alla benivolenza e studio del beneficarmi vi si potea agiugnere. Seguinne ch’ella mai si sentiva stracca compiacermi, e quasi come diliberasse contendere e certare meco in chi di noi più fussi amorevolezza, continuo mi si porgea mansueta e trattabile, e la licenza avea meco la rendea, credo, sazia solo di que’ primi lievi trastulli amatori. E chi pertanto non avesse in me biasimato ogni durenza? Sarebbe stata sevizia odiosa la mia asperarmi contro la donna, sarebbe immanità la mia contenermi duro con chi io avea e’ dì miei e intere le notti a vivere.


13.     «Certo è stoltizia grandissima cercare in pruova cosa quale a me sarebbe stata acerbissima trovarla. Fu adunque prudenza stimare quanto sia la femmina per sua natura prona e proclive a ogni lascivia, e conoscere quanto quasi niuna si truova sì sozza che non studi e goda essere mirata: né possono le femmine non offerirsi e amare chi mostri piacerli sue bellezze e gesti.


14.     «Fu ottimo consiglio secludere ogni severità donde a me molto sarebbe redundatone danno. Fu onesto fuggire la discordia domestica, utile servare la grazia de’ suoi, iocondo mantenere la publica buona fama, e commodo fuggire la capitale inimicizia