Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/337

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uxoria 331

inconstanti, importune, superbe, gareggiose, ostinate. Propria e non iusta con gli altri mariti né a’ congiugati ragionevole fortuna sarebbe a chi potesse gloriarsi avere femmina presso a se modesta, facile e non studiosa e cupida d’imporre e disseminare in le famiglie odi e infamia. Cosa rara, fratello mio, cosa inaudita che femmina non disturbi l’amicizia e le care unioni dovunche ella in mezzo segga. E in rari si truova tanta lenità, tanta equanimità e ben composta ragione che a loro femminili inezie, a loro insimulazioni non si turbino. Non però in questa laude negherai me esser stato a te non dispari. Tu soffristi femmina vagola e vanicciola: io soffersi la mia dura, bizzarra, sempre acigliata, sempre aparecchiata a contendere e onteggiare. Tu del tuo consiglio aseguisti frutto, quiete in casa, tranquillità in la famiglia, grazia presso de’ suoi; fuggisti cose difficili, gravi, moleste, fuggisti la discordia domestica, gli odi, le inimicizie. Io più stimai la fama e buon nome che tutte queste cose dure, aspere e acerbissime. Tu curasti ch’ella non volesse, io ch’ella non potesse essermi impudica.


19.     «E in questo chi di noi meglio consigliato fusse non bisogna a costoro, uomini dottissimi e sapientissimi, disputando dimostrarlo. Essi bene conoscono per età e per uso la volubilità, la nequizia e perfidia delle femmine. Ben si ramentano l’ingegno delle femmine persino da’ primi anni essere educato non ad altro che a studi e arti di lascivia e incontinenza, tale che chi quanto e’ debba aspetterà ch’elle non vogliano cose a loro desideratissime