gli occhi e gli orecchi tesi
a usar mille pruove, 30palpeggiar dita e altrove
coperto e bellamente,
Così chi d’amor sente
or usi leggiadria.
E chi vorria 35d’amor esser privo
in luogo sì giulivo
e sì ornato?
Quale snervato
stesse a lellare 40e non disiasse amare
a tutta briglia?
Chi pur s’acciglia
e d’ogni cosa ha spavento
è come chi ha spento 45il lume a mezzo l’ombra.
Chi pur s’ingombra
di tanti io vorrei,
io farei,
ma pure, 50le sciagure,
doh,
io non so,
è uno intronato,
è uno trasognato, 55è uno pezzo di bue,
e pàrli esser più di due
ed è meno d’uno;
non gli parlare a digiuno,
che non ha mente. 60E chi d’amor non sente
o nello amar è lento,
è uno portento
svelto fuor d’un tronco,