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rime 29

gli occhi e gli orecchi tesi
a usar mille pruove,
30palpeggiar dita e altrove
coperto e bellamente,
Così chi d’amor sente
or usi leggiadria.
E chi vorria
35d’amor esser privo
in luogo sì giulivo
e sì ornato?
Quale snervato
stesse a lellare
40e non disiasse amare
a tutta briglia?
Chi pur s’acciglia
e d’ogni cosa ha spavento
è come chi ha spento
45il lume a mezzo l’ombra.
Chi pur s’ingombra
di tanti io vorrei,
io farei,
ma pure,
50le sciagure,
doh,
io non so,
è uno intronato,
è uno trasognato,
55è uno pezzo di bue,
e pàrli esser più di due
ed è meno d’uno;
non gli parlare a digiuno,
che non ha mente.
60E chi d’amor non sente
o nello amar è lento,
è uno portento
svelto fuor d’un tronco,