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NAUFRAGIO



1.     Bench’io non possa sanza lacrime e dolore ricordarmi della gravissima iniuria quale io ricevetti dalla fortuna, o amici miei, pur deliberai ubbidirvi. Racconterovvi el naufragio nostro, come mi dite ch’io faccia, e udirete da me cosa degna di memoria e molto maravigliosa. E quando arete inteso quanto io sia stato offeso dagl’impeti della avversa fortuna, o omini ottimi, credo iudicarete la fortuna esser come altrove così e molto in mare da temerla. Vorrei per eloquenza potere mostrarvi quanto fu el nostro naufragio da piangerlo, qual noi per prova lo sentimmo pessimo esser e troppo terribile, tale che non solo el mare ci è odioso, e simile è navigli ci sono a vederli molesti, ma e ancora el nome del navicare ne perturba, e tanto mi dispiace ogni cosa marittima che io non amo chi navica e iudicolo inimico di sé stessi e di sua salute. Ma poich’io vi vedo molto apparecchiati a udirmi, narrarò la cosa quanto potrò breve.


2.     Trecento omini eravamo in una nave ben fornita e salda. Navicavamo colle vele piene tutti iocosi verso el porto quale già innanti ne appariva. Alcuni di noi, e in prima una fanciulla molto dilicata quale fra noi sposa andava alle nozze apparecchiateli