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diligenza e molto studio in trattarle con ordine e accomodata eloquenza. Ma forse non sarebbe da non aggiungere a queste tue due disputazioni una terza investigazione, quale ora a me soviene in mente, questa: se forse più seco porti molestia e incommodi la difficultà de’ tempi che la improbità degli uomini. Io e dalla iniqua fortuna e da e’ non buoni uomini me sento sì oppresso da tutti e’ mali. Infelicissimo me, ch’io non so quale altrove si truovi misero calamitoso simile a me!

Teogenio. Non tanto mi diletta agiunghi alli studi miei atta e degna materia ad essercitarmi, quanto mi dispiace da te sentire quello che infra’ primi tuoi salutarmi frantesi, te essere coll’animo perturbato. E per distorti da quelle tue triste memorie io me stesi in vari e quanto a me occorreano soavi ragionamenti. Ora mi parse da porgerti mano a sollevarti, ma non vorrei come quel contadino incauto, quale tornando a’ suoi trovò da una ripa caduto un fanciullo, e cupido aitarlo el prese pel braccio quale percosso el tormentava. Adonque gioverà teco investigare questi tuoi mali. Quando io dimando chi forse viene a salutarmi come quello e quell’altro cittadino stia, non raro odo quanto siamo tutti sottoposti a’ vari casi e volubilità della fortuna: colui sta male, arseli la casa, peritoli el naviglio, impoverito; quell’altro pur male, perduto e’ suoi, perduta la patria, ito in essilio, rimaso in solitudine; quell’altro ancora pur male, gravato di febbre giace con dolori debole e lasso; e questi simili vedo a chi ne racconta e a chi ode dolgono. Altri sono de’ quali, se io ne domando, mi referiscono stiano molto male: colui uccise, quell’altro furò, quell’altro tradì, e per tanto loro vizio viveno in essilio, in povertà, in tristezza. Di costoro si biasima l’errore più molto che non si conduole della fortuna. Gli altri incommodi co’ quali el nostro fato noi urteggia o i pessimi uomini c’infestano, se vorremo investigarne, gli troveremo tali che a chi voglia poco stimarli poco noceranno. E vedesi per pruova che, per piccoli che essi sieno, pur possono molto in perturbare chi non poco li stimi. Né trovasi cosa sì grave di queste, quale non sia a qualche uno e lieve e grata. Né cosa sarà tanto espettata, quale in qualche tempo non sia molesta e grave. A molti trovarsi lungi dai suoi dispiace; molti hanno voluttà