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74 theogenius

costoro che le ostentazioni di sue infinite ricchezze quale poi faceano que’ fortunatissimi con sue auree cene e spettaculi. La amplitudine tua e pompa civile, la frequenza di molti salutatori mai a me più piacerà che la mia quieta solitudine. A te in tanta moltitudine non possono non essere attorno chieditori, delatori, assentatori, ottrettatori, omini lascivi, lievi, immodesti, viziosi, infesti, da’ quali ora per ora tu oda e riceva cose odiose e da sdegnarti. A me niuno più ch’io mi voglia molesto; io mai men solo che quando me truovo in solitudine. Sempre meco stanno uomini periti, eloquentissimi, apresso di quali io posso tradurmi a sera e occuparmi a molta notte ragionando; ché se forse mi dilettano e’ iocosi e festivi, tutti e’ comici, Plauto, Terrenzio, e gli altri ridicoli, Apulegio, Luciano, Marziale e simili facetissimi eccitano in me quanto io voglio riso. Se a me piace intendere cose utilissime a satisfare alle domestiche necessità, a servarsi sanza molestia, molti dotti, quanto io gli richieggio, mi raccontano della agricoltura, e della educazione de’ figliuoli, e del costumare e reggere la famiglia, e della ragion delle amicizie, e della amministrazione della republica, cose ottime e approvatissime. Se m’agrada conoscere le cagioni e principi di quanto io vedo vari effetti prodotti della natura, s’io desidero modo a discernere el vero dal falso, el bene dal male, s’io cerco conoscere me stesso e insieme intendere le cose prodotte in vita per indi riconoscere e riverire il padre, ottimo e primo maestro e procuratore di tante maraviglie, non a me mancano i santissimi filosofi, apresso de’ quali io d’ora in ora a me stessi satisfacendo me senta divenire più dotto anche e migliore. Ma voi principi e primi cittadini in questa vostra amplitudine che cercate voi; laude, gloria, immortalità? Non con pompa, non con ostentazione, non con molto populo d’assentatori asseguirete vera e intera laude, ma solo ben meritando con virtù. Disse Orazio Flacco poeta:

Qualunque corse ad acquistarsi laude,
giovane, cose molte e dure e gravi
sofferse al freddo e al caldo, e ben se astene
fuggendo con virtù Venere e Bacco.