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76 theogenius

che volendo essere in questa parte iniusto non m’è licito. E chi sarà che senza cagione molesti chi, come io, né voglia né possa sostenere alcuna inimicizia? Sogliono e’ mali uomini, a nuocere chi nulla gli offenda, non quasi per altro indursi quanto che per trarsene utilità. Da me, quale sempre diedi opera che niuna mia cosa altrove sia che solo presso a me, nulla può essere rapito. Mie sono e meco la cognizion delle lettere, e insieme qualche parte delle bene arti, e la cura e amore della virtù, quale cose ottime a bene e beato vivere possono a me né da’ casi avversi né da impeto alcuno o fraude essere tolte. Ad alcuni perversi diletta el male altrui mossi da ’nvidia, ma verso di me, nudo d’ogni delizie, può invidia niuna surgere, ché nulla troveranno apresso di me gl’invidi di quelle cose quale egli stimano o curano d’acquistarsi. Forse a qualche altro ambizioso non ben consigliato parrà lode succulcare altrui, o timido di non patire a sé superiore, o cupido di non avere pari. Ma meco simili odiosi ingegni nulla troveranno da concertare, quale a persona mai volli essere superiore d’altro che di virtù, non tanto per essere in voce e favola della plebe, quale sanza iudizio e loda e biasima, quanto per satisfare a me stessi. E molto più mi parse offizio mio dare ogni opera di meritare lode e grazia che d’asseguirla. E parebbemi essere dileggiato se altri m’ascrivesse quello ch’io non sentissi in me, né parebbemi però diventare migliore quando ora non conosciuto, poi fussi promulgato buono. Onde con questa mia ragione del vivere me truovo fermissimo contro ogni ingiuria. Truovomi da non temere tiranno alcuno per crudelissimo che sia. Ammunirollo pieno di libertà. Tu e gli altri simili a te, per paura di non perdere l’amplitudine tua, non tanto insieme con gli altri assentatori e riderai e applauderai al tiranno osservando e temendo ogni suo cenno, ma e ancora a qualsisia de’ tuoi settatori e domestici scurre molte patirai cose a te moleste e da non essere sofferte da chi voglia dirsi felice. Qual cosa se forse vi diletta, e stimate felicità tradurvi a sera vacui di molestia, e per questo cercate potere ciò che v’attagli. A chi desidera potere ciò che vuole, a costui conviene manchi nulla; a colui manca nulla a cui suppeditano le cose buone e necessarie. Se così mi concedete, affermo me molto più che voi essere felice. Tanto sono in