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268 sofrona

scrivere a Paulo iurisconsulto lettere, sì vituperando noi altre femmine? Indegno della grazia quale sempre avesti presso di tutte le fanciulle! E ch’è nostra colpa, se tu non sai soffrire un cruccio di chi t’ama, dove tu scrivi, chi non sa soffrirli non sa amare? Aspetta, e me guida e capo, averci tutte tue capitali inimiche».

Simili parole e gesti tutte l’altre ivi presenti donne mi porsero animosissime. Io qual, tu sai, sono di natura vergognosa e sopra tutti rattenuto e guardingo, dubitai alquanto se altra cagion così le amovesse, e se altro odio le incendesse a tanto e sì severo minacciarmi. Poi meco mi dolsi del nostro Paulo, che in questo avesse non ubbiditomi, quanto in quelle mie medesime lettere el pregai l’ardesse, solo per non dare occasione altri stimassi me a così scriverli da cagione alcuna mosso che solo per vendicarlo in libertà da quella amatoria sua servitù, in quale e’ misero iacea. Ma ultimo che io mi raccolsi, tutto remisso dissi:

— Sofrona, né tu prudentissima credo me reputi stolto, né queste donne nobilissime stimano in me non essere qualche virtù e cagione, per quale io meriti essere non in disgrazia a chi io mai offesi e sempre onorai; onde sino a qui mi glorio mai ad alcuna amata mia fui poco accetto. Né, se io forse in quelle lettere a Paulo biasimai costume alcuno in femmine, stimava biasimar te o chi sia altra di queste, a cui senza cagion mi duole mostriate me esservi ad odio. E quando sarà che forse tu sia ductore e guida, Sofrona, di costoro, pur stimo e da te aranno ottimi essempli e precetti iustissimi essere non crudeli, inique e rissose. E tu da loro, credo, arai non altro aiuto che a benificare chi ami con fede e con prudenza, nel numero de’ quali mi persuado ascriverete me, quale di voi qualcuna provò quanto in me sia costanza, modestia, riguardo e incredibile taciturnità. E priegovi, donne pietosissime, vogliate nulla verso di me statuire senza prima iudicare ogni merito mio. Qual cosa se farete, non dubito affermerete me degno d’essere amato.

Sofrona. E che meriti sono e’ tuoi? E chi te non perseguisse odiando e biasimandoti? Ingrato fastidio di questi litterati! Ciascuno vuole essere contro le femmine satiro, come se in voi uomini