Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. III, 1973 – BEIC 1724974.djvu/410

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406 nota sul testo


15. Ippolito e Lionora. From a MS of Felice Feliciano in the Harvard College Library, Verona, 1970 (testo curato da Franco Riva, con un saggio sul Feliciano di Giovanni Mardersteig).

B) LA PRESENTE EDIZIONE

a) Premessa

Abbiamo esitato a lungo prima di accogliere questa novella tra le opere dell’Alberti, e pure includendola ora, non nascondiamo qualche dubbio intorno all’attribuzione. Conviene perciò esporre brevemente la storia della questione e i motivi che ci hanno persuaso a ripubblicare la novella, pure con qualche riserva, in questa edizione.

Come si vede dalle Testimonianze. la novella, sia in prosa che in versi, ha avuto dal ’400 in poi una notevole fortuna presso la stampa, ma sempre come opera di anonimo, fino a quando il Bonucci la incluse nella sua edizione delle opere volgari dell’Alberti. Dietro l’entusiasmo alquanto eccessivo per la scoperta di ancora un’altra opera del suo autore (anzi due, perché gli dava anche la versione in versi della novella), il Bonucci allegava, in sostanza, soltanto due argomenti a favore della attribuzione all’Alberti1:

1) la stampa (padovana) del 1471, adespota ma uguale e coeva a quelle della Ecatonfilea e della Deifira dell’Alberti, anche esse operette amatorie2;

2) la presenza della novella (adespota) in qualche manoscritto accanto ad opere certe dell’Alberti (ad es. il Magl. VI. 200, e non già il Magl. XXV. 626, come asseriva il Bonucci).

A questi argomenti non aggiunge nessun peso (e potrebbe semmai essere argomento contrario) il fatto, notato ed esagerato dal Bonucci, che il Ricc. 2256 (F20), contenente tra molte altre cose non albertiane anche la novella, ma sempre adespota, fu copiato (forse) da un Alberti nel 1475. Dal Bonucci in poi, non essendo noto alcun codice della novella col nome dell’autore, gli studiosi sono rimasti divisi intorno al problema dell’attribuzione. Il Mancini era recisamente contrario al-

  1. Opere volg., cit., III, pp. 269-73.
  2. Vedi sopra a pp. 369, 385.