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libro settimo. 161

per essere soliti a cantare ogni giorno le lodi del loro Dio, erano quasi tutti suonatori di lira. Truovo in Teofrasto Sofista che ne la Morea erano soliti sacrificare al Sole, et a Nettunno con ammazzare una formica. A li Egitii non era lecito placare i loro Dii con alcuna altra cosa dentro a le loro Città, salvo che con le orationi, et per potere sacrificare a Saturno, et a Serapi con le Pecore collocarono i lor Tempii fuori de la Cittade. Ma i nostri cominciarono a poco a poco a servirsi de le Basiliche, per sacrificare, et feciono questo si perche e’ si erano avvezzi da principio a ragunarsi, et a ritrovarsi insieme ne le Basiliche de Privati si ancora perche in quelle si collocano gli Altari suso alto in cambio del Tribunale con gran maiestà, et attorno a gli Altari ancora s’accommoda eccellentemente il Coro. Il restante de la Basilica come sono le Navi, et il portico, parte slavano apparecchiate a servire a chi passeggiava, et parte a chi stava attento a sacrificii. Aggiungevacisi che la voce del Pontefice mentre ch’egli parlava si comprendeva meglio in una Basilica con i palchi di legname, che non faceva ne Tempii in volta: Ma di queste cose tratteremo altrove, faccia hora a nostro proposito ch’e’ dicono che a Venere, a Diana, a le Mufe, a le Nimphe, et a le Dee più dilicate si debbono dedicare Tempii, che con lo sesser loro vadino imitando quella verginale schiettezza, et quel fiore de la loro età giovenile: Ma ad Ercole, a Marte, et agli altri Dii maggiori, si hanno a dedicare Tempii di sorte che si habbino ad arrecare indietro per la gravità loro autorità, più tosto che gratia per la loro bellezza. Ultimamente quel luogo dove tu harai a collocare un Tempio, bisogna che sia luogo celebrato, illustre, (et come si dice) superbo, et espedito da ogni contagione di secolari, perciò habbia dinanzi una spatiosa, et degna piazza, et sia accerchiato di strade larghissime, o più presto di piazze grandissime, talmente che da ogni banda sia bello a vedere.


De le parti, forme, et figure de Tempii, et de le Cappelle, et dove si debbino collocare.

cap. iv.


L
E parti del Tempio sono due, il portico, et la parte di dentro, ma sono in queste molto differenti. Percioche i Tempii alcuni sono tondi, alcuni squadrati, et alcuni finalmente di più facce. Vedesi manifesto che la natura si diletta de le cose tonde, conciosia che le cose che si conducono, si generano, o si fanno mediante la natura son tonde. Ma che bisogna che io racconti le stelle, gli alberi, gli animali, et i nidi loro, et simili altre cose di questo mondo, da che ella volse che tutte fussino tonde? Veggiamo ancora che la natura si è dilettata de le cose che hanno sei facce. Percioche le Pecchie, i Calabroni, et ogni altra spetie di Vespe che tu ti voglia, non hanno imparato a fare quelle loro stanzette ne loro teatri, mai d’altro che di sei facce. Termineremo con un cerchio uno sito tondo d’un Tempio. Ne Tempii quadri usarono gli Antichi che la pianta fusse una meza volta più lunga che larga. Altri l’usarono il terzo più lunga che larga. Et altri volsono che la fusse lunga due larghezze, ma in queste piante quadrate sarà grandissimo difetto di bruttezza se le cantonate non saranno tutte in squadra. Gli Antichi nel farli di più facce, gli facevano, o di sei, o di otto, o veramente di dieci facce. Di tutte queste cosi fatte piante è di necessità, che i loro angoli si terminino dentro ad un cerchio, et da quello, è forza si tirino diritti; percioche il mezo diametro di cosi fatto cerchio, farà una faccia de le sei, che in detto cerchio possono entrare. Et se tu tirerai dal centro linee diritte, che taglino apunto nel mezo tutte le sei faccie de la fatta pianta, vedrai manifesto, che modo tu habbia a tenere a fare una pianta di dodici faccie, et da la pianta de le dodici faccie, il mo-

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