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180 della architettura

di tali ingraticolati riempievano non di fragil vetro, ma di Pietra trasparente cavata di Seguenza castello in Ispagna, o di Bologna di Piccardia. Queste piastre rare volte sono più larghe d’un piede, di gesso trasparente, et lucidissimo, al quale la natura ha dato un dono particolare, cioè, che ei non invecchia mai.


De lo Altare, Lumi, et Candellieri.

cap. xiii.


D
Opo questo sarà bene, quanto a le cose de Tempii, collocare lo Altare sopra il quale si hanno a fare i sacrificii, in luogo molto degno; et starà molto bene in mezo a la Tribuna. Gli Antichi feciono lo Altare alto sei piedi, et largo dodici, sopra il quale collocavano le statue: ma se egli è bene che in uno Tempio sieno più Altari per fare i sacrificii, ò non, lascieremo giudicare ad altri. Appresso a nostri Antichi in quei primi principii de la nostra religione gli huomini da bene, et buoni convenivano insieme a la cena, non per empiere il corpo di vivande, ma perche pigliando insieme tutti quel cibo, diventassino più mansueti, et più benigni, et empiendo gli animi di buoni ammaestramenti, se ne tornassino a casa accesi, et infiammati del desiderio de la virtù. In questo luogo adunque gustate più tosto che mangiate quelle cose, che moderatamente erano ordinate per la cena, si leggeva, et si havevano ragionamenti de le cose divine. Ardeva ciascuno di zelo di carità verso l’altro per la salute comune, et per il culto divino. Finalmente ognuno secondo la possibilità sua, metteva a comune quasi come un censo dovuto a la pietade, la roba per stipendio di coloro, che veramente meritavano; et dal sommo Sacerdote erano tali cose distribuite a coloro, che ne havevano bisogno. Tutte le cose adunque in questo modo erano infra di loro comuni, come infra fratelli amatissimi. Dopo questo tempo poi, che i Principi acconsentirono che ciò si facesse publicamente, deviarono certo non molto da lo antico costume, ma concorrendovi maggiore numero di popoli, usarono più sobriamente cenare. Et que’ sermoni, che in quei Tempii facevano i dotti Vescovi, si possono ancora vedere ne gli scritti de nostri antichi Padri. Si che havevano un solo Altare in quei Tempii, dove si ragunavano a fare un solo sacrificio per giorno. Successono dipoi questi Tempii, ne’ quali volesse Dio che si levasse suso alcuno huomo di gravità (et sia con pace de Pontefici) che giudicasse che fusse bene di emendarli: i quali Pontefici per mantenersi una certa loro reputatione, si lasciano affatica vedere dal popolo una volta l’anno, et hanno talmente ripieno ogni cosa di Altari, et alcuna volta: hor su io vo star cheto. Ma dico bene questo, che e’ non si truova cosa alcuna appresso de’ mortali, nè si può imaginare, che sia più santa, o più degna del sacrificio, et io non credo che si truovi nessun savio che voglia che le cose tanto degne si avilischino con farne troppa abondantia. Sonci alcune altre sorte di adornamenti non stabili, con i quali si adorna et honora il sacrificio. Soncene ancora di quelli con i quali si adorna ancora il Tempio, l’ordine de’ quali si appartiene a l’Architettore. Et si cerca qual sia più bella cosa di tutte queste, o un luogo dove concorrino molte strade, pieno di una scherzante gioventù, o un Mare pieno di Navilii, o una campagna piena di Soldati armati, et di insegne vincitrici, o una piazza piena di vecchi Padri togati, et simili, o un Tempio lieto per la quantità et allegrezza di molti lumi. Ma io certo vorrei che nel Tempio i lumi havessino una certa maiestà, la quale in quelle piccole scintille de lumi, che hoggidì noi usiamo, non si ritruova. Haranno certo gran leggiadria, io non lo niego, se si accommoderanno con qualche ordine di linee, se le lampane si distenderanno secondo gli ordini de le cornici. Ma a me piacevano assai gli Antichi,

che