Pagina:Alberti - Della architettura della pittura e della statua, 1782.djvu/273

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libro decimo. 251

servendosene noi, come e’ dicono, et sani, et infermi. I Massageti, aperto in molti luoghi il fiume Arago, feciono la regione aquidosa. A Babbilonia, perch’ella era edificata in luogo arido, furono condotti et il Tigre, et lo Eufrate. Semiramis introdusse nella Città Ecbatana uno Aquidotto, forato un alto monte per stadii 25. con una fossa larga quindici piedi. Il Re Arabo dal fiume Coro di Arabia sino a quei luoghi deserti, et aridi, dove egli aspettava Cambise (se noi crediamo ogni cosa ad Erodoto) condusse l’acqua, havendo fatto il condotto di pelle di Tori. Appresso a Samii infra le opere rare era per maravigliosa tenuta una fossa lunga settanta stadii tirata per un monte alto cento cinquanta cubiti. Maravigliavansi ancora di un condotto fatto da Megaro, che era alto venti piedi, mediante il quale si conduceva il fonte nella Città. Ma a mio giuditio la Città di Roma superò di gran lunga tutti costoro et di grandezza di muraglie, et di artificio del condurle, et de la gran copia de le acque condotte dentro. Ne sempre saranno apparecchiati o fonti, o fiumi, de quali tu possa cavare le acque. Alessandro per poter haver dell’acqua per la Armata lungo il Mare, et il lito Persico, fece cavare de pozzi. Dice Appiano che Hannibale quando era stretto da Scipione alla Città di Cilla nel mezo de la campagna, per non vi essere acqua, provedde alla necessità de Soldati, con farvi fare de pozzi. Aggiugnici ancora che ogni acqua che truovi, non è buona, ne commoda a bisogni de gli huomini. Percioche oltre a quello, che alcune sono calde, et alcune fredde, et che alcune sono dolci, alcune aspre, alcune amare, alcune purissime, alcune fangose, viscose, untuose, et alcune tengono di pece, et alcune che fanno le cose, che tu vi metti dentro, come sassi, et alcune, che scaturiscono parte chiare, et parte torbide, et in alcuni luoghi nel medesimo fonte sono, et quì dolci et quì false, et amare. Sonci ancora molte cose degne di memoria, per le quali le acque infra di loro sono et di natura, et di possanza molto differenti, le quali conferiscono molto et alla salute, et al danno de gli huomini. Et siaci lecito ancora raccontare alcuni miracoli de le acque, che ne dilettino. Il fiume Arsinoe in Armenia guasta le vesti, che si lavano con esso. L’acqua de la fonte di Diana presso a Camerino, non si unisce col vino. A Debri Castello de Garamanti vi è un fonte, che di giorno è freddo, et di notte è caldo. Appresso de Segestani lo Helbeso nel mezo del corso subito si riscalda. Il fonte Sacro di Epiro, spegne le cose che vi si mettono accese, et accende quelle, che vi si mettono spente. In Eleusina il fonte che vi è, salta, et si rallegra al suono de le Tibie. Gli animali forestieri quando beono del fiume Indo si mutano di colori. Nel lito del Mare Eritreo ancora vi è un fonte, del quale se le pecore ne beono, subito si muta loro la lana in colore oscuro. A fonti Laodicensi tutti i bestiami di quattro piedi, che vi nascono vicini, sono di colore gialliccio. Nella campagna Gadarena vi è una acqua, la quale se il bestiame ne bee, perde subito et la lana, et le unghie. Presso al Mare Hyrcano vi è un lago, nel quale tutti coloro, che vi si lavano, diventano rognosi, et si guariscono solamente con olio. A Susa è una acqua, che fa cascare i denti. Presso allo stagno Zelonio è una fonte, de la quale chi ne bee, diventa sterile, et ve ne è un’altra, che chi ne bee, torna feconda. Et in Scio ne è una, che fa diventare pazzo chi ne bee, et altrove una, che non solamente beuta, ma a fatica gustata, fa morire altrui ridendo: et si truova una acqua ancora, che, se tu ti lavassi con essa, ti faria morire. Et in Arcadia appresso a Nonagio, vi è una sorte di acqua, purissima per altro; ma è tanto velenosa, che ella non si può tenere in metallo di sorte alcuna. Et per il contrario ci sono acque, che rendono ad altrui la sanità, come sono quelle di Pozzuolo, di Siena, di Volterra, di Bologna, et quelle che in varii luoghi sono celebrate per la Italia. Ma è maggior quello, che de la acqua di Corsica si racconta, che rassodava le ossa rotte, et con la quale si sanavano pessimi veleni:


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