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Pagina:Alberti - Della pittura e della statua, Milano, 1804.djvu/127

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98 della pittura

grazia. Conciossiachè non è nessuno che non si attribuisca a cosa onorata, l’avere a dire il parer suo circa le fatiche d’altri. Oltra di questo non si ha punto da dubitare, che il giudizio di coloro che biasimano e che sono invidiosi, possa detrarre punto delle lodi del Pittore. Stia adunque il Pittore ad ascoltare ognuno, e prima esamini seco stesso la cosa e la emendi. Di poi quando avrà udito ognuno, facci a modo di quei che più sanno. Queste son le cose che a me è parso aver da dire della Pittura in questi miei commentarj. E se queste cose son tali ch’elle arrechino a’ Pittori comodità, o utilità alcuna, io aspetto per principal premio delle mie fatiche, che essi mi ritraghino nelle istorie loro, acciocchè ei dimostrino per questa via a quei che verranno, di esser stati ricordevoli, e grati del beneficio, e dimostrino che io sia stato studioso di essa arte. E se io non ho satisfatto a quanto essi aspettavano da me, almanco non mi biasimino che io abbia avuto ardire di mettermi a tanta impresa. Imperocchè se l’ingegno mio non ha potuto condurre a fine quel che è lodevole di tentare, ricordinsi, che nelle cose grandissime, suole attribuirsi a lode, lo aver voluto mettersi a quel che è difficilissimo. Seguiteranno forse alcuni che suppliranno a quel ch’io avessi mancato, e che potranno in questa eccellentissima, e degnissima arte, giovare molto più a’