Pagina:Alberti - Della pittura e della statua, Milano, 1804.djvu/142

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di leonbatista alberti. 113

instrutto di queste cose, potrà talmente segnare ed avvertire, e notare con alcuni fermissimi contrassegni, i liniamenti, i siti, e le positure delle parti di qualsivoglia corpo, che non dico posdomani, ma di qui a mille anni, purchè quel corpo si ritruovi in quel luogo, lo potrà stabilire e collocare precisamente, ed appunto a voglia sua in quella medesima positura e sito, nella quale si trovava la prima volta: in maniera che non sarà alcuna ben minima parte di detto corpo, che non sia rimessa e ricollocata al suo primiero sito e punto dell’aria, nel quale ella si ritrovava primieramente. Come se per avventura disteso il dito tu volessi accennando dimostrare la stella di Mercurio, o la nuova Luna che sorgesse fuora, a qual punto nell’aria si ritrovasse quivi l’angolo del tuo ginocchio, o dito, o gomito, o qualch’altra simile cosa: potrai certamente con questi nostri ajuti o mezzi farlo in maniera, che non ne seguirà errore alcuno, benchè minimo; e sarai certo che non avrai dubbio alcuno, che la cosa non stia in quel modo. Oltre a questo, se per avventura avvenisse che io avessi ricoperta di cera, o di terra messavi sopra, una statua di Fidia, fino a tanto ch’esso lavoro fosse diventato una grossa colonna: tu potrai con questi ajuti, e con queste regole, affermar questo certo, di sapere, dove forandola con un succhiello, tu sia per trovare in questo luogo la pupilla del-