Pagina:Alberti - Della pittura e della statua, Milano, 1804.djvu/23

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xxii vita di leonbat. alberti

disciogliere e ricomporre in un momento il tavolato di una nave, e per altri usi in tempo di guerra, de’ quali riservasi a dire altrove1. Degno ancor d’esser letto è il modo con cui egli sollevò dal fondo del mare, benchè in più pezzi, una nave che dicevasi ivi sommersa da Trajano. Egli lo accenna nel passo poc’anzi citato; ma più lungamente il descrive Biondo Flavio (Ital. illustr. reg. 3.), il quale dice ancora com’essa fosse formata. Il Vasari aggiugne ch’egli nell’anno stesso in cui fu trovata la stampa (la qual epoca però si può difficilmente accertare), trovò per via d’uno strumento il modo di lucidare le prospettive naturali, e diminuire le figure, ed il modo parimenti da potere ridurre le cose piccole in maggior forma, e ringrandirle. Questa maniera di parlar del Vasari, che non è troppo chiara, riceve qualche maggior lume da ciò che narra l’anonimo, le cui parole recherò qui nel volgar nostro italiano: Scrisse egli (l’Alberti) alcuni libri sulla pittura, e con quest’arte fece opere non più udite, e incredibili a que’ medesimi che le vedeano. Ei le aveva racchiuse in una picciola cassa, e le mostrava per mezzo di un picciol foro. Tu avresti

  1. Una bella Lettera su’ precetti d’Architettura, scritta da Leonbattista Alberti a Matteo della Bastia, è stata di fresco pubblicata dal p. ab. Mittarelli (bibl. MSS. s. Michael. Venet. p. 665. ec.