Pagina:Albini - Il figlio di Grazia, Milano, Vallardi, 1898.djvu/128

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sapeva bene che la povera Dorina lo aspettava, ch’ella era là alla finestra! la vedeva anzi colla coda dell’occhio e provava un gran disgusto di sè stesso come se commettesse un’ipocrisia. — Sono un vigliacco — pensava — perchè non la saluto? perchè non vado a trovarla? Era così contenta, e tutti i suoi sono così buoni con me! Oh, non devo darla vinta a quella vipera.... —

Ma la vipera era ancora al suo fianco e aveva un nome ch’era sacrilegio portasse: Innocente. — Guarda! guarda la tua innamorata! butta un bacio alla tua innamorata! — diceva.

Vi sono parole che profanano i più puri pensieri. Somigliano al tocco che toglie alle ali della farfalla la sua polvere lucente, che fa ingiallire i candidi petali della magnolia o della camelia.

L’amore rivela tutta la sua santità soltanto a quelli che lo provano davvero. Ai ragazzi, ed anche agli uomini che non lo conoscono, esso sembra un sentimento vano e non nobile. Per questo Natale s’era sentito offeso dell’insinuazione di Nocente e più ancora gli parve offendesse quella povera creatura infelice.

«Sei sempre stato sciocco e sempre lo sarai!» disse e strinse i pugni per resistere alla tentazione di mandarlo rotoloni lui e la sua gerla.

Ma intanto le parole erano state dette, e Natale non potè più voltar il viso verso la finestra dell’albergo senza arrossire vivamente.

Un giorno Giacolino gli disse: — la mamma non sa più cosa pensare di te: vieni a trovarci, — ed egli s’incamminò dopo pranzo, ma gli parve che da tutte le finestre della piazza vi fosse gente che guardasse a lui e ridesse, e svoltò da un’altra parte.