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e tutta turbata tenta di alzarsi, ma è obbligata ad appoggiarsi con le mani, una di qua e una di là, sulle spalle della mamma e di Grazia sempre inginocchiate.
Tutte le bambine coi veli bianchi le si affollano intorno, e Dorina pensa: — Oh Dio! ho la testa scoperta! perchè non ho messo anch’io il velo bianco? Ma ecco che nel momento in cui il Vescovo alza la mano a benedirla un velo si posa sul suo capo, un grossolano velo di tulle, che se ne sta rigido rigido, ma che sembra a lei in quel momento come una nuvola benedetta che la toglie alla soggezione di tutti quegli sguardi, e le raccoglie l’anima distratta.
Quando il Vescovo l’ha benedetta e accarezzata e si avvia verso la chiesa, ella si lascia ricadere sfinita sulla seggiola e si guarda intorno. Tra le ragazzine col velo che le son dietro, c’è una testa bruna scoperta: due occhioni neri la guardano fissa quasi a implorar scusa di aver ardito mettere sulla sua testina bionda un velo così ruvido. Dorina chiede dolcemente:
«Sei Raffaella?» E una voce commossa risponde.
«Sì» ma gli occhi sorridono non più timorosi e sembrano dire: — grazie d’averlo aggradito; come sei buona!
L’indomani la bionda infermina, tutta vestita di bianco, fu portata in chiesa un’ora prima che s’affollasse, e a tenerle compagnia vennero Grazia e Raffaella. Le due fanciulle, sedute vicino, sfogliarono insieme il libro di preghiere di Dorina, pieno di santini colorati; poi lessero sottovoce insieme l’orazione di preparazione alla cresima. Oh quanta dolcezza scendeva nel cuore di Raffaella: le pareva di sognare nel trovarsi, lì tutta appoggiata a quel bell’abito di lana bianca, morbido come un agnellino; a sentire il