Pagina:Albini - Il figlio di Grazia, Milano, Vallardi, 1898.djvu/210

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Un’ora dopo dovettero pensare al ritorno se non volevano che la notte li sorprendesse in punti difficili. Adagiarono sulla barella il malato, il quale parve improvvisamente riacquistare la lucidità della sua mente perchè si guardò in giro, fece delle raccomandazioni, disse che strada dovevano pigliare, più lunga, ma meno ripida, poi soggiunse: «voglio che mi porti, qui davanti, Natale.»

«Natale ha il braccio al collo.»

«Non importa: potrà sostenere le stanghe ugualmente. Voglio Natale qui davanti.»

«Non vi pare, Vincenzo, ch’egli è più pratico e ci farebbe servizio aprendoci la strada?»

«No: Natale deve star qui.»

Non ci fu verso di smuoverlo dalla sua idea e molti scossero il capo.

Uscirono e s’incamminarono: la carovana era lunga e il pensiero di tornare finalmente e l’essersi rifocillati, rendeva tutti forti e sicuri. Dovettero fare un lungo giro per evitare le discese a picco, le pareti di ghiaccio dove sarebbe stato impossibile trasportare l’infermo; pure venne un momento in cui dovettero proprio levarlo dalla barella e pensare a un altro mezzo di trasporto. Vincenzo stesso si fece legare alla vita, e legato così agli altri che lo seguivano, con Natale in capo fila, discesero pian piano, egli puntandosi coi talloni, aggrappandosi nel ghiaccio colle unghie per arrestare la rapida discesa e non trascinare giù gli altri col suo peso; gli altri buttandosi colla vita indietro, puntandosi sui garetti robusti e sulle punte dei bastoni per non essere trascinati.

Uno solo della comitiva pensò: — arrischiare la vita in diciassette per salvarne uno malato è proprio da matti — e quest’uno voi sapete chi fosse.