Pagina:Albini - Il figlio di Grazia, Milano, Vallardi, 1898.djvu/95

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«Sicuro,» disse «alta come un soldo di cacio sono, ma capace di sgridarti se m’hai preso un regalo troppo caro. Vediamo un po’.»

A stento, dal grosso carico, insieme alla canape e alla provvista di caffè e di candele di sego, uscì nientemeno che un quadro colla sua bella cornice dorata. Era una Madonna col Bambino Gesù, un’oleografia lucida lucida, a colori vivaci, che parve a Grazia una meraviglia non mai veduta.

«Par viva! par che debba parlare da un momento all’altro.... Ma quanto deve costare! Bernardo, questa volta hai proprio fatto uno sproposito, oh! ma questo Bambino com’è bello, coi suoi ricciolini neri! par tutto la Raffaellina quando aveva due anni. Caro, caro!» E lo baciò due volte, contenta di sentire che suo marito l’aveva portato al santuario di Varallo per farlo benedire, quel magnifico quadro.

«Farà star bene tutta la camera: ma chi sa quanto l’avete pagato!...»

«Ho venduto burro, cacio, vitellino, e ova, tutta roba fatta o allevata da te.»

«E intanto avrai dimenticato di comperar gli zoccoli per Raffaella» disse Grazia.

«Non ho dimenticato nulla. Gli zoccoli sono nelle tasche di Natale.»

Il ragazzo li tirò fuori e li mise sulla tavola.

«Tienli, tienli» disse sua madre. «Or ora quando vai a scuola, passa dalla casa di Marianna, e se vedi Raffaella daglieli a nome mio.

«Oh, mamma, va tu,» disse il ragazzo seccato.

«Perchè? era pure la tua compagna una volta. Ora non la guardi neppure, povera vecchietta!»

Natale si mise a bere il latte nella scodella e na-