Pagina:Albini - Il figlio di Grazia, Milano, Vallardi, 1898.djvu/97

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cora più larghi, ancora più stupiti, e una gran malinconia le riempi il cuore quando lo vide scomparire. Non era più il Natale di una volta, neppur lui. Come tutto cambia a questo mondo.... Ma a un tratto rivi e gli zoccoletti e pensò: — non ho neppur detto grazie. Natale ha ragione d’essere così con me: sono tanto stupida! —

Oh, che bei zoccoli, e come stavano bene quei stri rossi! ne aveva proprio bisogno: la domenica innanzi, quando aveva dovuto inginocchiarsi al momento dell’Elevazione, s’era sentita tutta infiammare al pensiero che forse non era riuscita a nascondere col vestito gli zoccoli rotti, e che la gente che c era dietro li vedeva. Che buona Grazia! forse aveva visto e glie ne mandava un paio nuovi....

Mise da parte i panni e si lavò i piedi per provarli, così nuovi, così bianchi con un buon odore di legno appena tagliato, che le piaceva tanto.

Erano soltanto tre i ragazzi che avevano proseguito la scuola oltre la terza classe: il figlio dell’albergatore, il nipote del curato e Natale, il quale era il minore d’età, ma vinceva tutti per la sua robustezza, non solo, ma soprattutto per la forza di volontà.

Bisognava ridere a vederlo nel banco col e ginocchia in bocca: ne usciva tutto ingranchito. Il maestro — un mingherlino — non voleva che si alzasse quando lo interrogava, perchè gli dava fastidio di vedersi lì davanti questo ragazzone tanto più alto di lui.

«E così fuor di posto,» osservò un giorno l’Ispettore governativo venuto a visitare la scuola, «che non si capisce come ci stia volontieri.»