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LE FANCIULLE D’IERI
               E QUELLE D’OGGI



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E fu in quei due anni memorabili della nostra Italia che la fanciulla apparve anch’essa, a chi fino allora aveva avuto gli occhi chiusi, in tutta la sua compiuta ed interessante modernità. Ella si affermò come una personalità che ha coscienza dei suoi doveri e della parte di lavoro che la società attende da lei, e la sa compiere con abilità e dignità.

delle vesti scure e dimesse...Vent’anni fa, ancora vi erano molte vite inutili di fanciulle da marito, monotone esistenze chiuse fra il sacco della biancheria e il tavolino da lavoro; giovinezze che sfiorivano fra sogni, illusioni e rimpianti, senza che le madri s’accorgessero quale tirannia commettevano nel loro egoistico amore.

Chi più pronuncia ora la parola zitellona? Sono scomparse quelle figure insecchite, smunte, dallo sguardo timoroso, dalle vesti scure e dimesse che odoravano d’incenso; e quelle altre dalla voce maschile e il passo da granatiere che credevano mostrare il loro disprezzo per gli uomini, vestendosi quasi da uomo, e salutandovi con le due mani sprofondate nelle tasche, o puntandovi la punta dell’ombrello nel petto. E quelle altre ancora che si davano l’aria di giovinette a quarant’anni, e nei balli si mettevano in gruppo con le ragazze, e passavano le lunghe giornate fra uno sbadiglio, un punto di ricamo e una spumacciatura di cipria, con una sola ora interessante: la passeggiata nella strada più frequentata, a fianco della vecchia mamma, con un farino composto e ubbidiente di signorina ammodo che può benissimo trovar un marito per la strada...

Ora, come sono sparite gli scialli e le cuffie, e una signora di cinquant’anni ci fa spesso stupire increduli se ci presenta un suo figlio con tanto di barba, così noi non distinguiamo più le fanciulle di vent’anni da quelle che s’avvicinano alla trentina.

Vi farò ridere, se vi dico che ho l’impressione che accadde di noi, nonne, mamme e figliole, quello che della farina, delle uova e dello zucchero sotto le mani della cuoca. Ci siamo bene amalgamate, comunicandoci reciprocamente le nostre qualità, e formando del mondo femminile una buona, soffice e nutriente pasta, che il mondo maschile dell’avvenire troverà squisita.


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