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l’amore vero, grande, intelligente può reggere e guidare quel complicato meccanismo che è la pace coniugale, anche quando uno dei suoi membri, il più forte, non se ne cura.

Ho conosciuto più di un matrimonio in cui la donna, con una inalterabile festosità, con un amore incrollabile, generoso, affinato al punto da indovinare a un movimento, al suono del passo, l’umore del marito, e da studiare in ogni ora del giorno ogni propria parola, ogni atto, tutta intesa a rendere la casa e sè stessa piacevole a lui, è giunta a conquistare, a gioventù finita, quel cuore che non era stato tutto suo; a mutare e trasformare quel carattere che aveva avuto molte durezze e malumori. Una di queste creature sante — che il mondo non capisce e non sa — mi rispondeva: «Dici che ho sofferto? che sono stata brava? non ricordo. Mi pare, ora, di essere sempre stata così felice...»

E un’altra disse a me, fanciulla, queste parole che non ho mai dimenticate: «Per conquistare la felicità domestica, occorre illudere sempre sè stessi e il mondo che si è felici; allora, molte contrarietà non le rileviamo perchè

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