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ingegno, di entusiasmo che sono veramente un privilegio della razza latina. Ricordiamoci che noi siamo maestri di civiltà e di coltura a tutto il mondo, e non dobbiamo cedere il primo posto ad altri. Poniamoci dunque al lavoro; educhiamoci, riformiamo le nostre scuole.

Noi dobbiamo abolire quelle poche scuole professionali che ora esistono — pentoloni ove si vogliono far bollire insieme insegnamenti che non rendono atte le fanciulle a nulla — per crearne molte altre.

Le scuole di governo della casa, di vita pratica, devono essere istituzioni a sè, a cui le ragazze devono essere ammesse dopo che hanno imparato a scrivere correttamente e hanno l’istruzione sufficiente a potersi muovere senza timidità nella vita. L’arte decorativa e applicata all’industria non deve ricevere per sole due ore le allieve, le quali escono da una lezione di geografia ed entreranno dopo nella classe di taglio. È così che si formano ragazze che sanno fare un po’ di tutto ma nulla di perfetto, incapaci soprattutto di trar profitto dallo studio, di esercitare bene una professione. Se vi sono scuole che vogliano specializzarsi, sono

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