Pagina:Albini - Voci di campanili.djvu/15

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12 san carlo

sferza degli enormi soffii d’acqua delle pompe, lanciati dalle case vicine.

Forse mai i tetti di Milano videro tanta gente, certo mai tanta gente vide i tetti di Milano, poichè se vi salì fu in occasione di luminarie, quando tutto il resto rimane nel bujo. Quella mattina tutte le terrazze e le altane erano gremite: sbucava gente da ogni botola, da ogni abbaino: uomini scamiciati s’aggrappavano ai comignoli, si sedevano sui cornicioni dei palazzi; domestici, cameriere, signore; era un’allegria di parasoli colorati, di grembiali bianchi, di abiti chiari da mattina: un chiamarsi, uno sventolar fazzoletti, un salutarsi da una casa all’altra come a un’improvvisa festa.

Che sorpresa e che rivelazione per i più, fu la veduta dei tetti di Milano! Dominarli dal Duomo è tutt’altra cosa che vederli da un terrazzo da cui si misurano le altezze, da dove ogni campanile ed ogni torre appare disegnata sullo sfondo del cielo o ergentesi dai tetti intorno. Fu un viaggio di scoperta, quella mattina: un indicarsi campanili, torri e cupole, cercando indovinare a che chiesa o a che edificio appartenessero, e l’occhio, più che correre al di là della città, all’orizzonte nebbioso dove appena s’intrav-