Pagina:Albini - Voci di campanili.djvu/34

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san simpliciano 31


Sono essi, i tre giovani martiri delle Alpi che riposano senza capo in San Simpliciano: è lo spirito loro che viene a proteggere i novecento valorosi, la Santa Lega che ha fatto tacere le civili discordie e unire le città italiane contro il comune nemico straniero.

La Compagnia della Morte non le vede ma le sente venire dietro di sè, sopra di sè, e incalza rinvigorita. Ecco gli Alemanni piegano, il terrore li invade... il drappello, come fosse invulnerabile, s’avanza sempre, spezzando, sbaragliando, portando lo sterminio e la morte.

Precipitano cavalieri, fuggono cavalli, s’arrendono soldati; il terribile Imperatore è travolto e scompare nella mischia; vessilli e spade, lancie e stendardi, tutto è strappato alle mani nemiche.

Le tre colombe, sull’antenna del Carroccio, non muovono più ala — solo candore fra tutto quel rosseggiar di sangue; e non ripartono che quando l’orrenda carnificina è cessata, quando lo sventolar gioioso delle insegne colorate delle nove porte di Milano e de’ vessilli delle città collegate, e il canto che s’eleva intorno all’Ostia consacrata dall’alto del Carroccio, non dicono che la vittoria è del diritto.