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92 il duomo

vede dal basso, che attrae soprattutto gli occhi e il cuore dei vecchi popolani.

Essi non sanno, nè crederebbero, che l’alta guglia conta poco più di cento anni; per essi il Duomo è cominciato di là: la guglia è finita, ma il resto... oh, il resto! — E come la fabbrica del Duomo — dicono per indicare qualunque lavoro che dura all’infinito.

Ed anche per chi sa, questo monumento sembra destinato a passare incompiuto da una generazione all’altra. Le civiltà mutano, si trasformano idee e costumi, gli uomini spariscono, ma il Duomo rimane a chiedere ad ogni secolo il suo contributo.

Chi l’avrebbe detto a Gian Galeazzo, al suo popolo, alla schiera d’artisti che si misero con ardimento e con entusiasmo all’opera grandiosa! Ebbero essi l’ingenua fede di poterla finire? E se non l’ebbero, quanta virtù è nel principiare un lavoro colla sicurezza di non vederlo compiuto, nella speranza che i figli lo continueranno! Occorre una pazienza nella vita, uno stoicismo nella morte, un’abnegazione per sè ed una fiducia in chi verrà dopo, — che noi non abbiamo più.

Quanta gente diversa d’abiti, d’abitudini e di