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94 il duomo


Quando il vento del nord porta il nero pennacchio di fumo dell’officina elettrica ad annerire la guglia e la Madonna, esce dal cuore dei milanesi una protesta come a un sacrilegio. Intorno alla Madonnina non devono volare che rondini e colombi, preghiere ed affetti; stella lucente che brilla di lontano, salutata — dai finestrini dei treni arrivanti — da visi stanchi di viaggiatori che tornano al loro nido dopo una lunga assenza: fissata con tenerezza pensosa — dalle soffitte, dagli alti terrazzini, dai bastioni, — da solitari che vivono di memorie.

Quando lassù sventola la bandiera tricolore è un ridestarsi, come al suono di una fanfara, di elettrizzanti vecchi sogni di libertà, di speranze giovanili audacemente realizzate, di uno sciame di dolci emozioni patriottiche.

Nei tramonti sereni, nell’ora dell’Angelus, quando tutte le campane qua e là, vicino e lontano, da tutti i campanili della città si richiamano, si salutano e pregano insieme, le rondini che girano turbinando intorno, sembrano angeli che raccolgano le voci d’ogni campanile per portarle alla sovrana della chiesa, alla Madonna dorata del Duomo.

Essa è muta. Accoglie ma non risponde, poichè