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Pagina:Alcuni discorsi sulla botanica.djvu/105

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sidro e cervogia, quali in aceto, altri che danno a spremere olii preziosi. Ma quando volessi descrivere ad uno ad uno i varii ajuti, che ci porgono le frutta degli alberi, sarebbe miracolo, pur tacendo del resto, che di questo solo dicessi degnamente. II perchè senza più passo a discorrere della utilità, che ricavasi anche da tali parti che generalmente sono meno apprezzate. E dirò in prima delle foglie. Fino a tanto che le rimangono queste attaccate alla pianta, oltre all’esserne un ornamento vaghissimo, sono cortesi agli uomini e agli animali di care ombre ospitali. «Chi non si meraviglierà, dice Plinio, che solo per averne l’ombra, di lontani paesi sieno stati condotti i platani in Italia?» Cadute che sono avvizzite e secche al suolo, non restano di giovare tuttavia in mille guise, vuoi mantenendo intorno alle sementi, che per entro vi annidano, quel grado di umidità e di tepore, che le ajuta a germinare, vuoi porgendo ricovero e alimento ad una moltitudine senza numero di animaletti, vuoi fasciando le barbe delle radici a guardarle dai rigori del verno. Anche allora che macere si disfanno riescono di grande profitto, perchè colle materie, che rendono alla terra, quasi a ricambiarla degli umori di che li nudriva, formano il terriccio vegetale, fomite e alimento a mille generazioni di piante. Nè qui finiscono ancora i benefizii, che da esse abbiamo. Mentre nelle Indie l’industria dell’uomo delle larghe foglie delle Palme bellamente si giova a coprire come di