Pagina:Alcuni discorsi sulla botanica.djvu/131

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piante ad ogni passo ti venirono innanzi e i cedri del Libano, e la vite, e i colti oliveti, e l’odoroso nardo, delizia delie vergini di Sion, e la rosa e il giglio, e il palmizio, e il prezioso papiro. Il per dir tutto in poco, fino da tempi immemorabili erano noti agli Ebrei il melagrano, il giuggiolo, lo spia di Giuda, il pistacchio, il terebinto, il mastice, il ginepro, il cotogno, il mandorlo, il noce, il castagno, il fico, il leandro, il mirto, il bosso, l’alcana, il salcio di Babilonia, il platano d’oriente, il leccio, il cipresso, la palma bdelio; quando poi in grazia dei viaggi intrapresi dai navigli di Salomone, i traffichi degli Ebrei si estesero ai vicini popoli dell’Asia e dell’Africa, vennero anche presso di loro introdotti il legno rodio, l’ebano, il sandalo rosso, il legno agalocco, la canfora ed altre droghe ed aromi. Rispetto ai cereali gli Ebrei coltivavano l’orzo, il frumento, la secale, il farro; fra gli erbaggi principalmente la fava e la lenticchia. A condimento dei cibi adoperavano la cipolla, il porro, il cimino dolce, il coriandolo, l’acoro aromatico, e sapevano estrarre l’olio dall’ulivo, e a quanto pare anche dal ricino. Materie a tessere fornivano il lino, il cotone, il papiro, e tra le cucurbitacee mangerecce tenevano in pregio il popone, il poponcino di Gerusalemme e il cocomero.