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Pagina:Alcuni discorsi sulla botanica.djvu/177

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per le scienze, quando l’intolleranza burbanzosa degli stoici, e il fanatismo de’ nuovi credenti volevano sbandito dal campo delle filosofiche ricerche ogni libera discussione, ogni studio puramente razionale?

Intanto piacemi qui addurre due brani di quell’opera, perchè abbiate per voi medesimi a far giudizio e dell’importanza degli argomenti trattati, e del modo con cui sono svolti. Nell’uno di essi, tolto al proemio del libro primo, si discorre dell’anima delle piante; nell’altro, che sta a capo nono del secondo libro, si accenna in nube a quella ingegnosa dottrina sulle trasformazioni, o metamorfosi degli organi vegetali, che dovea a dì nostri trovare nel Göthe il suo eloquente espositore.

»Vita in animalibus et plantis inventa est, in animalibus manifesta apparens, in plantis vero occulta, non evidens. Anaxagoras autem et Abrucalis desiderio eas moveri dicunt; sentire quoque et tristari, delectarique asserunt. Quorum Anaxagoras animalia esse has, lectarique et tristari dixit, flexum foliorum argumentum assumens. Abrucalis autem sexum in his permixtum opinatus est. Plato si quidem desiderare tantum eas propter vehementem nutrimenti necessitatem ait. Quod si constet, gaudere quoque et tristari, sentireque eas, consequens erit. Id quoque constare desiderem, an somno reficiantur excitenturque vigiliis, spiritum quoque et sexum per mixtionem sexuum habeant vel contra (Libro 1. Cap. 1.)