Pagina:Alcuni scritti del dottor Carlo Cattaneo vol. I, Milano 1846.djvu/15

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I PREFAZIONE

E forse fu per ciò che mentre i meno dotti, quelli voglio dire che si giuravano al vessillo di Shakespear o a quello d'Omero senza quasi conoscerli e senza poterli compitare, movevano sì grandi dispute di ragione poetica, Foscolo e Byron, ch'erano poeti quant'altri, e oltreciò robusti intenditori di lingue e di letterature, non posero parola in quelle ambiziose controversie.
Poco diversamente è a pensarsi delle opinioni intorno al bello dell'arte. Poichè a forza di seguire li avvolgimenti metafisici che il sentimento nazionale suggerì a chi non aveva antichità da vantare e da difendere, siamo venuti a disamorarci della parte più venerabile del nostro patrimonio, e a scompigliare tutti i nostri giudicii anche intorno all'arte moderna. Non è poco l'aver conchiuso che bizantino è meglio che ateniese; l'aver conchiuso che la seconda maniera di Raffaello non vale la prima; e che prima e seconda, e tutto Raffaello, nonchè tutto Michelangelo, sono corruttela e perdizione a petto del Perugino, e Dio ci aiuti, anche a petto di Cimabue. E non è poca tirannide dar di vandalico martello su la più parte delle opere di Canova e relegare in eterno il libero ingegno entro un solo fra i mille campi dell'istoria e dell'immaginazione e dell'inesausta natura. A siffatte conseguenze conducono quelle dottrine che appuntano sempre nelle cose un solo lato alla volta, e non ne curano l'intero e pieno concetto. Nè da codesto labirinto di barbarica sapienza altro uscì daddovero finora che il disprezzo dei monumenti, il ritorno della lue barocca, e il turpe spettacolo dell'opulenza infervorata a depravare la naturale eleganza del nostro popolo.
Nel fatto poi della lingua, la dottrina della popolarità da cui primamente si presero le mosse, oramai non significa più che si debba agevolare l'intendimento e l'arte della lingua agli indotti; ma bensì che si debbano raccogliere presso uno dei popoli d'Italia le forme che, più do-