Pagina:Alcuni scritti del dottor Carlo Cattaneo vol. I, Milano 1846.djvu/21

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medico d'Olivares d'illuminarlo, e senza dirgli nulla dello sdegno del re e della sua condanna, persuaderlo a disporsi alla morte, che Dio gl'inviava come termine a' suoi mali. Olivares, argomentando dagli oscuri cenni che gli si dimandava l'esecuzione d'una sentenza di morte, in modo che simigliasse al una morte naturale, purgò il principe, come scrive un contemporaneo, senza buon effetto, ma senz'ordine, nè senza deliberazione; e il male manifestò incontanente segni mortali. I ministri proposero al re di veder suo figlio, e dargli la consolazione di benedirlo. Ma saviamente i confessori del moribondo, Chaves e Suarez, risposero ch'egli era composto e rassegnato, e doveva temersi che non si alterasse alla vista di suo padre. Tuttavia, nella notte del 23 e 24 luglio (1568) inteso che l'infelice era agli estremi aneliti, Filippo si recò nella sua stanza, e stendendo le braccia fra le spalle di Ruy Gomez e d'Antonio Toledo, senza essere visto, gli diede la sua paterna benedizione. Poi si ritirò piangendo.
Annunciò per lettere la morte di Don Carlo, come già la prigionia, a tutti i vescovi, i capitoli, i governatori, i tribunali, alle città ed ai loro corregidori, a molti prìncipi, all'imperatore, al pontefice. Era già stato un conforto al suo cuore, e forse un impulso, la lettera della città di Murcia, la quale "baciandogli mille vole i piedi" per segnalato favore d'informarla della prigionia di Don Carlo, "non poteva pensare senza intenerirsi" d'avere un re tanto giusto e tanto affezionati al bene universale, da anteporlo ad ogni cosa, e dimenticar persino "il tenero affetto che nutriva per suo figlio!"
Qual fosse la colpa per cui la giustizia o la ragione di Stato potessero necessitar Filippo II a infliggere una proditoria morte a suo figlio, insultando ogni rispetto di natura, e votando sè medesimo a esecrazione perpetua, rimane sempre un tetro e tremendo arcano, sul quale l'imaginazione dei posteri ama di sommovere ogni maniera di congetture. Filippo serbò il suo secreto; i suoi nemici dissero tuttociò che poteva far più esoso il suo nome; e l'istoria troppo lentamente dissotterra le testimonianze deposte dal tempo negli archivi, e troppo lentamente