Pagina:Alcuni scritti del dottor Carlo Cattaneo vol. I, Milano 1846.djvu/35

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18 SCHILLER

colle fiere invettive del Pescatore, contro

Colui che usurpa in terra il luogo mio,
Il luogo mio, il luogo mio ...

E il Carlomagno dell'Ariosto è forse quello di Sugerio e d'Eginardo? L'opinione che il pòpolo venne creandosi intorno a Carlomagno nel corso di sette secoli, non è istòrica, ma cavalleresca; essa raccoglie tutte le idee che le frapposte generazioni in Francia, in Inghilterra, in Italia, e più ancora in Ispagna, si andàrono dipingendo intorno alla grandezza e al valore dei combattenti, che avèvano fatto argine al torrente musulmano; e forse scaturisce da più vetusta fonte e dalle tradizioni avite degli Armòrici e dei Gallesi. Ma il vero Carlomagno dell'istoria è un indefesso e diligente amministratore, un prìncipe d'indole affatto moderna, anzi il primo esemplare del moderno principato; non è un capo di tornei, cinto di paladini, di donzelle erranti, di maghi e di fate. Egli è un Fiammingo, mezzo soldato e mezzo prete, che in sopràbito di pelliccia siede dettando leggi e capitolari; e viaggia con numerosa gendarmerìa per far battezzare i pastori della Frisia e della Turingia, e costruir chiese e conventi fortificati, e accasarvi abati e vèscovi che mèttano in quelle dure e fiere teste la dottrina cristiana. Tutto questo è vero; e il vero è prezioso; impariamo dunque tuttociò che i bàrbari secoli serbarono del vero Carlomagno. Ma non si disprezzi per ciò l'Ariosto; nè si disdegnino le follie d'Orlando, perchè sìasi scoperto che il vero Rolando dell'istoria non fu altro che il giudice o il fiscale del confine basco.

Fu per questa influenza del modo contemporaneo, che Schiller, benchè fosse per indole, assai più d'Alfieri, propenso ai pensieri religiosi, e nella sua istoria trattasse con profondo senso le ardenti credenze del sècolo XVI, non si curò di chiamare sulla scena quei zelatori di avverse persuasioni, nelle cui tenaci e deliberate coscienze stava allora il principio che sommoveva i pòpoli. Eppure avrebbe giovato assai a svelarci i secreti degli animi e dei tempi, se a fronte d'un impetuoso inquisitore ci avesse dipinto l'austera e pàllida fronte d'un seguace di Calvino. Ma il secolo di Schiller più non intendeva e non cu-