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Pagina:Alcuni scritti del dottor Carlo Cattaneo vol. II, 1846.djvu/169

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in mezzo alla via, per èsservi stritolato dal carro che porta in giro l’ìdolo gigante di Jaggernat, intorno al cui tempio la squàllida maremma biancheggia d’ossa infrante. Quando i due Indiani alzàrono un rogo alla vista dell’esèrcito d’Alessandro, e si gettàrono volontarii tra le fiamme, le menti greche non sèppero attribuirlo ad alcuna più alta ragione che al tedio della vita. Molti anni dovèvano scòrrere su la Grecia, prima che le si manifestasse l’arcano principio di questa guerra dell’uomo colla sua carne.

Siccome nel panteismo bramìnico l’universo è un’assidua trasfigurazione d’un ùnico ente, così la vita succede con perpetua catena alla vita. Il delitto fa discèndere lo spirito a natali infelici e contaminati, e l’espiazione lo solleva mano mano a più eletti destini. L’ànima del malvagio può rinàscere in un uomo infame e senza casta, in un rettile, in una fiera; l’ànima del pòvero virtuoso rivive in un guerriero, in un sacerdote, in un genio abitatore d’un fiume o d’una stella, e sempre più s’inalza, e finalmente si congiunge e s’immedèsima col puro principio dell’ente. Quindi alla mente dell’Indo tutte le cose del creato sono piene di spìriti peregrinanti, trascinati da eterno vòrtice di dimora in dimora, ma condannati a non varcare nel corso d’ogni vita il lìmite fatale della specie e della casta. Un europèo, dice il sig. de Penhoën, dimandò ad un bramino ove fosse il suo Dio; il bramino gli additò un fiore; l’europèo non fu pago, e glielo dimandò un’altra volta. Allora il vecchio additò un altro fiore, poi un arbusto, poi un altro, poi levando ambe le braccia, le aperse, additando maestosamente tutto il circùito della terra e del cielo.

Laonde il pio panteista, che non osa toccare il suo sìmile d’altra casta per non infràngere il decreto sotto cui si aperse la sua vita, guarda riverente tutta la natura come un sacro campo d’espiazione; ucciderebbe piuttosto sè medèsimo che una scimia; perchè questa è una delle forme sotto cui si è celato il benèfico Visnù; non osa cibarsi della carne del bove che ara i campi; ha nàusea e disprezzo del carnìvoro europèo; beverebbe piuttosto il proprio sangue che una goccia di brodo, e si appaga di bollire un pugno di riso in aqua salata; e trema d’ogni