Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu/205

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marinare e commercianti 165

Dall’abisso dell’italo destino
Vi maledice il vate.
Oh Meloria! Meloria!16 - Allor che in prima
Quel tuo passando vidi
Cimitero d’Atridi,
Sopra il navil che mi traëva, io piansi
Una lagrima amara. Era di notte:
Un vel copría di languide tenèbre
L’isolotto funèbre:
Quando m’apparve sovra il bruno mare
Un galleggiar di bare;
E quinci un uscir d’ombre
A pugnare implacabili, e le spiaggie
Di cadaveri ingombre,
E il flutto che frangevasi a le arene
Mandava un suono come di catene...
Ma venner, Pisa, i giorni
D’espïazione; ed or le capre l’erba
Brucano ne la tua piazza superba;
E fin quando t’adorni
Tutta di lumi in festa geniale,17
Rassomigli a una pompa funerale.

VI.

     Mentre nell’ombra l’ispide contrade
Del fëudal straniero
Giaceano avvolte, e pochi vïolenti
Spartiansi i campi d’un immenso e scarno
Vulgo con la ragion del masnadiero,
Col dritto de le spade,
Col terror dei patiboli, fiorenti