Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu/286

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246 elegie.


     Pur, non so come, io sento una devota
Confidenza con l’anima d’un morto
Anche se ignoto; e chiedo a quella ignota
                                        Lume e conforto.

     Dimmi, Virginia, e, per pietà, ci svelli
Questo dubbio crudel che ne divora:
Hai tu veduto sotto questi avelli
                                        Spuntar l’aurora

     D’un’altra vita? Oppure l’amorosa
Anima tua si è tutta tramutata
In terra, in aura, in onda, in questa rosa
                                        Oggi sbocciata

     Sulla tua fossa? — Ed or che sei? — Qual forma
Ti distingue dall’altre? — Ove dimori? —
Che fai? — Che senti? — Serbi ancora un’orma
                                        Dei vecchi amori?

     Ricordi ancora i dì tristi o giocondi
De la terra? — Conosci l’armonia
Dei Veri eterni? — Oh, per pietà, rispondi,
                                        Virginia mia.

     Io notte e giorno con orecchio teso
Stetti daccanto al tumulo seduto;
Ma stetti invan: non ò mai nulla inteso:
                                        L’avello è muto.