Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu/331

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TRISTE DRAMMA.


A TE, DONNA, CHE SAI.


          «Io ti amerò. Ma tu, là nel regno dei
               morti, non bevere, ti prego, a quella coppa
               che ti farebbe obliare i tuoi vecchi amici.»
                              Antica Epigrafe greca.



I.

     E tu l’amavi: e, come due narcisi
Raccolti ne la conca d’una foglia,
Soli abbracciati, là sopra quel molle
Sedile di velluto, assaporaste
Ore di ciel che il ciel condanna. Assiso
Egli a’ tuoi piè con gli occhi insazïati
Ti divorava. Con le molli dita
Tu gli lambivi i morbidi capelli
Lampeggiando di colpa; e pei notturni
Silenzi non si udía che il celerato
Battito di due cor. Sopra il cristallo
Provocatore dell’opposto speglio
Si dipingea quella esultante festa
De le fibre; e il color di melagrana
De le tue guance, e il giglio de le sue.
Tu guardavi, e languivi. I due custodi
Angeli vostri in un rimoto canto